sabato 20 luglio 2013

TEORIE

Ecco un post sui limiti che ci imponiamo nella nostra vita…

Si dice una grande cosa sull'essere umano: che è l’unico capace di superare i propri limiti. Così è avvenuto sin dall'inizio della nostra storia, quando il primo uomo, per mero spirito di sopravvivenza, imparò a conservare il fuoco, forse sprigionato dalla caduta di un fulmine o forse da un’eruzione vulcanica. Imparò a costruire utensili, pietre sempre più affilate in grado di trasformarlo in cacciatore. Col progredire della tecnologia incominciò a uscire dai rifugi naturali per costruirsi dimore in legno o pietra. Allo stesso modo, dal disegno sui muri delle grotte inventò la scrittura, l’arma più potente a sua disposizione. Da quel giorno scomparve il rischio che il sapere potesse andare perso, anzi ebbe inizio un incremento esponenziale della conoscenza.

Purtroppo per i sentimenti non si è avuta la stessa incredibile evoluzione. Già 30mila anni fa l’uomo pensava che la morte non fosse la fine dell’esistenza e imparò a seppellire i propri cari, molti dei quali sono stati rinvenuti girati su un fianco, quasi fossero pronti a ridestarsi e alzarsi nuovamente, altri rannicchiati come bambini nel ventre materno. Era chiaro che per sopravvivere ogni essere umano era imprescindibilmente legato all'altro, aveva un necessario bisogno del compagno. In fondo che cos'è l’amore se non mettere il bene dell’altro al primo posto, capendo che solo prendendosi cura di chi ci stava affianco era possibile cacciare senza paura di essere sopraffatti, unire le forze per costruire rifugi più sicura, specializzarsi nei diversi lavori per far progredire l’intera collettività.

All'uomo preistorico questo concetto era molto chiaro: una disattenzione poteva portare addirittura alla morte. Ai giorni nostri, purtroppo, si è persa questa incombente necessità di legarsi, anzi l’idea di molti è quella che per essere veramente felici dobbiamo innanzitutto amare noi stessi, stare bene con noi stessi, comprendere i nostri limiti e superare le nostre paure, e solo allora possiamo relazionarci col mondo. Può sembrare una domanda banale ma se l’amore, per essere vero, ha bisogno dell’altro, se l’amore è l’unico sentimento che si esterna completamente verso l’altro, cosa significa allora amare per primi se stessi? L’amore si dona, ma un regalo fatto a se stessi ha lo stesso valore di un altro ricevuto spontaneamente?

Passando dalla storia antica a quella contemporanea, nella moderna biologia si tende a individuare la nascita della prima forma di vita circa 2,7 miliardi di anni fa, quando semplici atomi “non viventi” si unirono in molecole più complesse, dando origine a reazioni fino ad allora sconosciute: la vita. Dalla metà degli anni Sessanta, inoltre, nella fisica si è cercato di definire e sperimentare quella che oggi viene chiamata la “particella di Dio” - il nome scientifico è “bosone di Higgs” -, cioè quella particella portatrice di una determinata forza capace di conferire massa alle altre particelle elementari presenti nell'universo  Questa particella, oggi confermata solo da studi incompleti, offre un fondamento di consistenza alla teoria dell’universo attualmente in voga.


Ascoltando un’intervista fatta a Margherita Hack, la famosa astrofisica morta circa un mese fa, la scienziata ha sempre negato la figura di un dio che possa aver agito o agisca tutt'oggi nell'universo  Per lei: dio è “un’invenzione dell’uomo per spiegare tutto quello che la scienza non sa ancora spiegare e che forse non riuscirà mai a spiegare”. Per me, invece, se esiste un dio, è quella scelta iniziale di dare un’energia esterna a quella zuppa di particelle elementari ad altissima temperatura e densità che si trovava all'origine dell’universo; è quel bisbiglio che ha sussurrato ai primi due atomi di unirsi in molecola, facendo nascere la vita sulla Terra; è quel progetto che ha guidato la natura fino alla comparsa dell'uomo, conferendogli la consapevolezza della sua esistenza.

La scienza, in fin dei conti, non è in grado di dare una spiegazione alla sfera affettiva: il bene e il male, l’amore e l’odio sono prerogative unicamente umane, che non trovano un riscontro nella natura né possono essere indagate e verificate con l’attendibilità di determinati esperimenti. Se, però, la scienza è mossa da una logica razionale, la stessa giustificazione può sfuggire quando parliamo dei sentimenti. Oggi, l’individualismo moderno ha porta a considerare queste emozioni come conquiste personali, come esigenze del proprio io, perdendo così di vista la loro “costruttività” e la loro valenza sociale. L’amore, di conseguenza, non può essere più il motore di questa “costruttività”. Viene meno il legame verso l'altro, che non era soltanto un vincolo di mera sopravvivenza, ma forse quel residuo originario dell’universo, delle sue leggi che univano e favorivano la vita.

L’amore, se da una parte si configura come un assoluto, non può sussistere da solo, ed è questo, secondo me, il peccato originale, quel paradigma che fonda il mistero dell'esistenza. L’amore ha bisogno di rivalutare l'altro per sussistere, di rispettarlo e di dargli fiducia nonostante tutto. L’amore è quel progetto di vita insieme, quella “costruttività” che ci rende noi stessi prima ancora di aver scelto la mèta del nostro cammino. L’amore è una scelta, è la scelta più libera che l’uomo possa compiere. Seguire questa scelta significa essere in grado di amare veramente le persone che sono al nostro fianco, andando oltre gli interessi personali. Forse l’universo è nato proprio per amore, perché quel dio che guardava il creato un giorno ebbe paura del peso insostenibile di un'eterna solitudine!

Il nostro io sarà sempre imperfetto. Voler amare se stessi, senza la presenza dell’altro, è come rinchiudersi in un labirinto di desideri e sentimenti irrisolti, affannandosi a trovare una via d’uscita. Alla fine, dopo aver girato molto, potremo solo credere che quella è la nostra realtà. E la vita si rattristerà, avendo paura che gli altri possano diventare i prevaricatori delle nostre esigenze. Si può amare se stessi soltanto attraverso gli occhi di chi ci ama, questo ho imparato: l’amore è quella scelta di libertà dal proprio io, che liberamente sceglie ogni giorno di riconfermare quella scelta, senza pretesa alcuna.

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