martedì 14 gennaio 2014

INVERNO

Ho in mente da un po' di tempo un post in prosa ma stamattina, quando mi sono avvicinato alla scrivania, è venuta fuori un'immagine del tutto diversa da quella che mi aspettavo, ed ecco una nuova poesia, nata così senza preavviso. La scrittura può essere inaspettata e tirannica: dopo poche parole decide lei dove condurti, e allora cosa resta da fare se non seguire la musa delle nostre emozioni?


Fuori piove.
E dai velati vetri
della mia finestra
vedo il grigio
che traveste
strade di passanti
e foglie
ormai ingiallite
dal tempo.

Fuori piove.
E tu, delicata figura
della mia esistenza,
prendi vita
davanti a me,
come se quasi
potessi toccarti,
mentre ti volti
e mi guardi.

Fuori piove.
E tu sei lontana
tra strade di desideri
e incroci avviluppati
di emozioni chiare,
dove la paure
di saperti distante
mi spinge a sussurrare
il tuo nome.

Fuori piove.
E rivedo la mia vita:
così vuota,
così testarda,
così vana,
se non fosse
per quell'attimo
di eterno
che attendo.

Fuori piove.
E può piovere
finché sei lontana,
perché niente
è più forte
di un tuo sguardo
che d’amore
riempie
il mio futuro.

Daniele Gogliettino

venerdì 13 dicembre 2013

FERMARE IL TEMPO

Ecco un’altra poesia...


Vorrei fermare il tempo,
soltanto un attimo 
per dirti che l'amore
può fermare il tempo.

Così, silenziosamente,
restare sospesi tra
sussulti incerti e battiti
leggeri del cuore.

Il tempo, però, non si
ferma come se fosse 
un pendolo, appeso
a un muro, senza carica.

Vorrei fermare il tempo,
ma soltanto i tuoi  baci
hanno questa capacità
di fermare il tempo.

Daniele Gogliettino

domenica 15 settembre 2013

POESIA

Una poesia scritta così di getto questa sera, senza neanche rileggerla la pubblico.


Due occhi neri
nella notte
mi fissano
nel chiarore
d’una luce
tenue
che illumina
un viso
poco prima
nascosto
nel ombra.

È l’ombra
dei giorni
passati:
del ricordo
di un mare
in tempesta,
del cielo terso
in agosto,
del sapore
amaro
del sale.

Il ricordo
di un amore
che veglia
sul buio
della notte,
che penetrare
le nebbia
di un tempo,
così vivo
che ancora
sanguina.

Amore
perso,
amore
amato,
amore
che chiede
di essere
riamato,
ma che forse
non si è mai
fermato.

Che brucia
qui,
in questa
stanza,
e che non
smette
di trasformare
questa cenere
nera
in ciò che sento:
poesia.

Daniele Gogliettino

sabato 20 luglio 2013

TEORIE

Ecco un post sui limiti che ci imponiamo nella nostra vita…

Si dice una grande cosa sull'essere umano: che è l’unico capace di superare i propri limiti. Così è avvenuto sin dall'inizio della nostra storia, quando il primo uomo, per mero spirito di sopravvivenza, imparò a conservare il fuoco, forse sprigionato dalla caduta di un fulmine o forse da un’eruzione vulcanica. Imparò a costruire utensili, pietre sempre più affilate in grado di trasformarlo in cacciatore. Col progredire della tecnologia incominciò a uscire dai rifugi naturali per costruirsi dimore in legno o pietra. Allo stesso modo, dal disegno sui muri delle grotte inventò la scrittura, l’arma più potente a sua disposizione. Da quel giorno scomparve il rischio che il sapere potesse andare perso, anzi ebbe inizio un incremento esponenziale della conoscenza.

Purtroppo per i sentimenti non si è avuta la stessa incredibile evoluzione. Già 30mila anni fa l’uomo pensava che la morte non fosse la fine dell’esistenza e imparò a seppellire i propri cari, molti dei quali sono stati rinvenuti girati su un fianco, quasi fossero pronti a ridestarsi e alzarsi nuovamente, altri rannicchiati come bambini nel ventre materno. Era chiaro che per sopravvivere ogni essere umano era imprescindibilmente legato all'altro, aveva un necessario bisogno del compagno. In fondo che cos'è l’amore se non mettere il bene dell’altro al primo posto, capendo che solo prendendosi cura di chi ci stava affianco era possibile cacciare senza paura di essere sopraffatti, unire le forze per costruire rifugi più sicura, specializzarsi nei diversi lavori per far progredire l’intera collettività.

All'uomo preistorico questo concetto era molto chiaro: una disattenzione poteva portare addirittura alla morte. Ai giorni nostri, purtroppo, si è persa questa incombente necessità di legarsi, anzi l’idea di molti è quella che per essere veramente felici dobbiamo innanzitutto amare noi stessi, stare bene con noi stessi, comprendere i nostri limiti e superare le nostre paure, e solo allora possiamo relazionarci col mondo. Può sembrare una domanda banale ma se l’amore, per essere vero, ha bisogno dell’altro, se l’amore è l’unico sentimento che si esterna completamente verso l’altro, cosa significa allora amare per primi se stessi? L’amore si dona, ma un regalo fatto a se stessi ha lo stesso valore di un altro ricevuto spontaneamente?

Passando dalla storia antica a quella contemporanea, nella moderna biologia si tende a individuare la nascita della prima forma di vita circa 2,7 miliardi di anni fa, quando semplici atomi “non viventi” si unirono in molecole più complesse, dando origine a reazioni fino ad allora sconosciute: la vita. Dalla metà degli anni Sessanta, inoltre, nella fisica si è cercato di definire e sperimentare quella che oggi viene chiamata la “particella di Dio” - il nome scientifico è “bosone di Higgs” -, cioè quella particella portatrice di una determinata forza capace di conferire massa alle altre particelle elementari presenti nell'universo  Questa particella, oggi confermata solo da studi incompleti, offre un fondamento di consistenza alla teoria dell’universo attualmente in voga.


Ascoltando un’intervista fatta a Margherita Hack, la famosa astrofisica morta circa un mese fa, la scienziata ha sempre negato la figura di un dio che possa aver agito o agisca tutt'oggi nell'universo  Per lei: dio è “un’invenzione dell’uomo per spiegare tutto quello che la scienza non sa ancora spiegare e che forse non riuscirà mai a spiegare”. Per me, invece, se esiste un dio, è quella scelta iniziale di dare un’energia esterna a quella zuppa di particelle elementari ad altissima temperatura e densità che si trovava all'origine dell’universo; è quel bisbiglio che ha sussurrato ai primi due atomi di unirsi in molecola, facendo nascere la vita sulla Terra; è quel progetto che ha guidato la natura fino alla comparsa dell'uomo, conferendogli la consapevolezza della sua esistenza.

La scienza, in fin dei conti, non è in grado di dare una spiegazione alla sfera affettiva: il bene e il male, l’amore e l’odio sono prerogative unicamente umane, che non trovano un riscontro nella natura né possono essere indagate e verificate con l’attendibilità di determinati esperimenti. Se, però, la scienza è mossa da una logica razionale, la stessa giustificazione può sfuggire quando parliamo dei sentimenti. Oggi, l’individualismo moderno ha porta a considerare queste emozioni come conquiste personali, come esigenze del proprio io, perdendo così di vista la loro “costruttività” e la loro valenza sociale. L’amore, di conseguenza, non può essere più il motore di questa “costruttività”. Viene meno il legame verso l'altro, che non era soltanto un vincolo di mera sopravvivenza, ma forse quel residuo originario dell’universo, delle sue leggi che univano e favorivano la vita.

L’amore, se da una parte si configura come un assoluto, non può sussistere da solo, ed è questo, secondo me, il peccato originale, quel paradigma che fonda il mistero dell'esistenza. L’amore ha bisogno di rivalutare l'altro per sussistere, di rispettarlo e di dargli fiducia nonostante tutto. L’amore è quel progetto di vita insieme, quella “costruttività” che ci rende noi stessi prima ancora di aver scelto la mèta del nostro cammino. L’amore è una scelta, è la scelta più libera che l’uomo possa compiere. Seguire questa scelta significa essere in grado di amare veramente le persone che sono al nostro fianco, andando oltre gli interessi personali. Forse l’universo è nato proprio per amore, perché quel dio che guardava il creato un giorno ebbe paura del peso insostenibile di un'eterna solitudine!

Il nostro io sarà sempre imperfetto. Voler amare se stessi, senza la presenza dell’altro, è come rinchiudersi in un labirinto di desideri e sentimenti irrisolti, affannandosi a trovare una via d’uscita. Alla fine, dopo aver girato molto, potremo solo credere che quella è la nostra realtà. E la vita si rattristerà, avendo paura che gli altri possano diventare i prevaricatori delle nostre esigenze. Si può amare se stessi soltanto attraverso gli occhi di chi ci ama, questo ho imparato: l’amore è quella scelta di libertà dal proprio io, che liberamente sceglie ogni giorno di riconfermare quella scelta, senza pretesa alcuna.

sabato 6 luglio 2013

SOGNO

Ecco un'altra poesia, la seconda presente in questo blog. Forse i versi non sono il mio forte, ma la pubblico ugualmente in quanto rappresenta emozioni vissute. Buona lettura!


Stanotte ti ho incontrata
proprio lì dove i sogni
incontrano i desideri,
dove la sponda desolata
della tua lontananza
abbraccia i miei ricordi.

Eri vestita di scuro
come ombra screziata
del tempo trascorso;
col viso pallido, eri lì,
immobile, dinanzi a me
assente nei pensieri.

Avevi gambe nude e
piedi sulla sabbia
ma non vi erano orme,
perché le onde del mare,
con sussulti confusi,
avevano cancellato le tracce.

Mi dicesti, allora, che ogni
lacrima, ogni bacio, ogni
abbraccio non sarebbero 
andati perduti, eppure
nulla resta del tempo felice,
così dissolto nel vento.

Daniele Gogliettino

giovedì 4 luglio 2013

FUGACE OMBRA

Ecco un post sul senso di un amore che sembra svanire.

Ti ho sempre amato con sincerità e rispetto, con sacralità come si adora una divinità. Ho pregato per esso nelle notti quando la luna era un piccolo spicchio nel cielo, quando eri lontana e sola nella tua stanza. Ho combattuto nel tentativo di tenerlo vivo, acceso come un soffio possente su una scintilla di fuoco, nella speranza di farlo divampare più forte di prima. Ho cercato nella tua anima qualunque cosa potesse renderti felice, potesse renderti fiera, senza avvicinarmi eccessivamente per non invadere i tuoi spazi. Ho sopportato sguardi e respiri che non parlavano di noi, menzogne leggere che come foglie ingiallite scorrevano silenziose sull'acqua di un ruscello. Attendevo il trascorrere del tempo per parlarti ancora di noi, dall'alto di una vita insieme, ma voltandomi indietro ho visto solo lo squallore di un cuore che lentamente diventava di pietra.

Hanno detto che ci vuole coraggio nel lasciare andare una persona, ma io credo che il coraggio stia nel continuare ad amare quella persona, rischiando il proprio e l’altrui futuro, anche quando ci sembra che quel sentimento stia svanendo. Perché il senso razionale si perde nell'infinito spazio che il vuoto lascia dentro di noi; perché solo sfidando la logica incoerente dei nostri desideri, l’amore può tornare a battere più forte; perché l'essenza dell'amore è proprio nel credere in se stessa anche quando il resto ci parla di altro. La parola coraggio deriva, appunto, dal latino “cor habeo”, cioè “ho cuore”. Come sì può, allora, avere cuore quando si lascia morire un amore? Come si può essere forti brandendo un bastone contro chi giace indifeso? Come si può essere sereni se la ferita inferta pesa sulla nostra coscienza come un macigno insostenibile?


L’amore che si dichiara razionale è un amore che muore ogni giorno! Inoltre, siamo noi che decidiamo di estirparlo, siamo noi che decidiamo di farla finita, provando quell'enorme dolore che sopiremo al prezzo di sopprimere quella voce interiore che parla attraverso la nostra anima. Quando crediamo di non amare più una persona, purtroppo l’amore resta là, sul fondo della nostra interiorità. Potranno passare mesi, anni, potremo credere di aver fatto la scelta migliore, ma abbiamo solo rinnegato la sostanza più pura che ci teneva veramente in vita, che non ci faceva semplicemente respirare; potranno passare mesi, anni, ma l’amore non potrà essere cancellato, perché l'amore è vivo contro la nostra volontà. Crederai, pertanto, che del tempo insieme sia rimasto soltanto un profondo affetto, così come gli antichi alchimisti credevano di poter trasformare il metallo più grezzo in oro.

Fuggi via dunque, fuggi lontano, perché la voce del dolore ti inseguirà ovunque. Fuggi finché il tuo cuore non smetta di sanguinare, perché solo allora si sarà trasformato in pietra, perché solo allora avrai ucciso la parte più bella di te. Tanti ti diranno che hai fatto la scelta giusta, che la maturità si raggiunge anche nel soffocare i propri sentimenti, che la volontà ti permetterà di scalare le montagne, che i giorni cicatrizzeranno ogni cosa… Peccato, però, non aver riconosciuto per tempo quel miracolo che ti poteva rendere diversa, rendere unica e non schiava del tuo egoismo, in un mondo dove vale principalmente il proprio io. Peccato non aver creduto che l'amore è vero solo se lotta per se stesso, perché vuole emergere sempre, nonostante tutto, perché ben presto l’avresti riscoperto più forte di prima, più forte di tutto quello che pensavi valesse di più. Purtroppo l’inganno più grande è nel credere di aver compiuto la scelta migliore quando l’essenza più profonda del tuo essere, quella che si chiama amore, muore calpestata da una fugace ombra di libertà.

lunedì 17 giugno 2013

CREDO

Un post sul cambiamento, nato così di getto...

Credo che le persone cambino! A volte così all'improvviso, altre volte non basta una vita, eppure cambiamo. Come il tempo scorre allo stesso modo noi ci trasformiamo. Può sopraggiungere un avvenimento che ci segna in modo indelebile, uno schiaffo violento che ci colpisce diritti in faccia senza dare il tempo per difenderci. Può accadere che un’idea, un pensiero, un dubbio ci corrodano piano, senza nemmeno che ce ne rendiamo conto; ma quando, poi, ci voltiamo indietro dopo anni, la nostra vita ha mutato visibilmente il proprio corso.

Credo nella forza del cambiamento. Essere fermi è come essere morti, non esiste niente in questo mondo che non muti d'aspetto. Cambiare significa crescere, maturare, realizzare quegli obiettivi che ci eravamo posti, inseguire quel sogno che per quanto lontano, sappiamo che un giorno lo afferreremo con entrambe le mani, o almeno così speriamo. Cambiare significa credere maggiormente in se stessi, nelle proprie forze, confrontarsi e dialogare col proprio io, col proprio passato, accettarsi per quello che si è, senza timore dei difetti che possiamo scoprire. Cambiare significa avere il coraggio di guardarsi nello specchio ogni mattina senza avere paura di vedere la nostra immagine riflessa.

Non esiste un periodo storico che, per quanto lungo, non abbia mutato il proprio corso attraverso una crisi profonda! Crisi di religioni, crisi politiche, crisi economiche hanno indotto l’uomo a dichiarare guerra contro altri popoli, se non addirittura contro se stesso. Ogni crisi diventa, così, sintomo della volontà di cambiare, di mutare il proprio destino. Con prepotenza la crisi nasce da un luogo nascosto nel profondo e viene a galla dapprima con circospezione, poi con sempre maggiore forza. Possiamo tentare di reprimere questa voce, però il "mondo" ci dice che questo è male! Non bisogna sopprimere i propri impulsi.

La moderna psicoanalisi, a ben guardare però, considera la repressione come un meccanismo di difesa del proprio organismo che entra in azione con modalità fuori dalla sfera della nostra coscienza. Ad esempio: di fronte a una situazione che genera un angoscia eccessiva il nostro io tende a difendersi. Se questi meccanismi “auto-difensivi” non diventano eccessivi, cioè non degenerano in forme di disturbi mentali, sono leciti, anzi ci aiutano ad adattarci alle varie situazioni di stress presenti nella quotidianeità.


In fin dei conti, è la vita che ci induce a cambiare. Noi possiamo scegliere da che parte girare agli incroci che si presentano dinnanzi, ma questi incroci sono tra loro concatenati. Ogni volta che scegliamo di girare a destra o a sinistra, ecco che in fondo alla strada si ripresenterà un nuovo incrocio. Se proviamo a tornare indietro, perché quella direzione non ci sembrava giusta, scopriamo che l’incrocio che avevamo lasciato adesso si è trasformato, così come cambiano le persone e le situazioni della vita. Voler rivivere fatti e avvenimenti passati e come voler afferrare qualcosa che non c’è più, che ormai è andata via per sempre. È come tornare in un luogo a distanza di anni.

Io credo, però, che di errori ne facciamo tanti quando decidiamo da che parte svoltare. A volte ci facciamo ingannare dall'aspetto delle cose, dall'amico che ci rende partecipe delle proprie riflessioni, dal mondo che ci spinge verso determinate mète o, addirittura, da noi stessi, quando i nostri desideri perdono il contatto con la realtà. Invece, noi dovremmo considerarsi unici e diventare quello che ci sentiamo di essere. Potremmo, così, trasformarci nel miracolo che cambia realmente la nostra vita. Ma come fare? Iniziando, innanzitutto, ad amare e a rispettare noi stessi e gli altri. Purtroppo, però, ci perdiamo in futili chiacchiere e ci giustifichiamo dicendo che siamo noi quelli “sbagliati”, ci lamentiamo, ci accolliamo pensieri e sofferenze che il mondo a stento può comprendere, tanto sono irreali!

Diverso non significa sbagliato! Senza voler eccessivamente semplificare il discorso, negli anni ho cercato di adottare uno stile di vita basato su un unico pensiero che, chiaramente, va preso con le dovuto attenzioni per non cadere in facili estremismi o semplificazioni, per essere riportato di volta in volta al vissuto concreto e indirizzare, così, il percorso di vita verso il "meglio" che si presentava. La perfezione non esiste nell'uomo, questo è certo, ma l'aspirazione a migliorarsi è insita in ognuno di noi! Ecco il pensiero: tutto quello che divide è male e, soprattutto, fa male; tutto quello che, invece, unisce è bene, quindi dettato dall'amore.