mercoledì 10 aprile 2013

HO SOGNATO AMORE

A differenza del precedente, che era perlopiù un post sfogo, questo ha il sapore dell’indeterminatezza, così come lo possono essere i sogni.

Da alcune notti a questa parte ho difficoltà a prendere sonno. E come se non bastasse, nel cuore della notte mi sveglio di soprassalto e non riesco più a dormire. Però questa notte, dopo aver faticato a chiudere gli occhi, ho fatto un sognato, era davvero strano perché ho sognato Amore. Adesso mi chiederete: «Ma perché Amore con la “A” maiuscola? Forse è una persona? Oppure parli del sentimento con un rispetto tale da doverlo scrivere con la maiuscola?». Questo lo lascio decidere a voi, alla vostra fantasia, un sogno resta comunque un sogno, qualcosa di inafferrabile per quanto esplicito sia.

Amore era grande quanto il cielo e si estendeva oltre l’orizzonte, tanto era immenso. Aveva la capacità di diventare zefiro estivo, dolce e leggero, per trasportare chiunque lui volesse alla proprio dimora, uno sfarzoso castello sulla cima del monte più alto. Da lì si scorgeva tutta la terra: si vedevano gli uomini di ogni razza, la loro grandezza e la loro miseria, e tutto dipendeva soltanto dalla loro capacità di amare. Di amare innanzitutto se stessi, e poi le persone che gli stavano accanto: padri e madri, mogli e mariti, fratelli e figli, amici, conoscenti e tutti gli abitanti del proprio paese. Sembrerà strano, ma nei sogni è così: puoi credere a qualunque cosa, anche che la forza dell’Amore abbia la capacità di migliorare il mondo. Poi Amore mi chiese di varcare il portone della sua dimora per mostrarmi come la tenerezza, la dolcezza, la fiducia, il rispetto potessero assumere le sembianze del fuoco della passione che brucia e consuma ogni persona.

Allora Amore mi raccontò che molti anni prima, quando il mondo era diverso e gli uomini credevano ancora nel mistero e nelle forze soprannaturali, egli si innamorò di una bellissima ragazza, forse la più bella di tutte. Rimase, così, prigioniero del suo stesso sentimento e nel fuoco della passione furono travolti dai sensi. Poco tempo dopo nacque una figlia che prese il nome di Voluttà, ovvero quello che noi traduciamo anche col termine Piacere. Crebbe in bellezza e grazie, ma appena divenne adolescente fuggi lontano e non fece più ritorno. A questo punto Amore interruppe il racconto mentre una lacrima gli scendeva sul viso. «La forza irruenta del maestrale che annuncia l’inverno», riprese poco dopo, «scuote i corpi con un impeto sconosciuto prima di allora e li inebria di passione». Dopo un lungo sospiro, aggiunse: «Fai attenzione, tutto ciò che schiavizza l’uomo non è Amore. L’Amore rende liberi di essere. Ma come discernere il giusto dall'errato quando i nostri sensi sono offuscati dalla passione?». Quella lacrima gli si staccò dal viso e cadde sulla terra trasformandosi in un immenso oceano.

Amore divenne profondo come il mare, tanto che non si riusciva a scorgere il fondale. Si voltò verso di me e mi disse ancora: «L’Amore è ciò che fa grande gli uomini e li unisce in un comune destino, come gocce d’acqua. Per quanto si sforzi, per quanto si cerchi di risalire la corrente, alla fine ogni goccia torna sempre nel mare». Mi raccontò allora una storia: «In questi luoghi, tantissimi anni addietro, viveva un ragazzo dall'aspetto normalissimo ma dall'animo più profondo del mare. Non c’era giorno che non veniva su questi scogli per guardare l’orizzonte e sognare paesi lontani. Un giorno passò di qua una fanciulla che si impresse nel suo cuore. Una fanciulla anch'essa normalissima, dal viso bianco-latte e dai capelli scuri come la pece. Il ragazzo si accorse subito del sentimento che provava, tanto che il giorno seguente, come i successivi, si recava sugli scogli non più per guardare l’orizzonte e sognare paesi lontani ma per aspettare che la ragazza passasse di lì.


La sua anima iniziò, così, a bruciare ed ebbe paura che quel fuoco l’avrebbe ben presto consumato. Non vedeva più l’orizzonte, non vedeva più il mare, non vedeva più il bosco, non sentiva l’odore dei fiori o il canto degli uccelli. Tutto era diventato scuro e misero. Avrebbe preferito morire piuttosto che rinunciare a quella fanciulla. Voleva fermarla, ma aveva paura che il suo cuore non avrebbe retto ad un suo rifiuto. Un giorno, però, fu la fanciulla ad accostarsi a lui, forse attratta dall'Amore  Non c’era finzione nel sentimento che provarono, non c’era alcuna colpa, ed io, Amore, gli strinsi tra le mie braccia. Un solo bacio trasformò il loro mondo, tutto divenne nuovo e splendido, e tutto si arrese al linguaggio dell’Amore: il sole sorse all'orizzonte, il mare divenne di un blu intenso e arrivò la primavera nei boschi. Il ragazzo aveva amato e amando aveva ritrovato se stesso”. Amore, voltandosi, per la prima volta mi guardò negli occhi e aggiunse: «Troppi amano per ingannare se stessi e per perdersi».

Un lampo squarciò il cielo e la pioggia iniziò a cadere per ritornare al mare. L’odore acre della terra si alzò nell'aria  Ricambiai lo sguardo e gli dissi: «Ho sognato Amore, un Amore robusto come la roccia ma friabile come la terra, che sapesse resistere alla tempesta e al peso degli anni, ma che allo stesso tempo sapesse restare giovane e fertile». Allora Amore mi interruppe: «La rosa è il più bello tra tutti i fiori che esistono in natura. Basta guardarla per restarne affascinato. Devi però aspettare la primavera inoltrata per vederla sbocciare e se provi a coglierla, ecco allora che una spina si conficca nella mano e ti punge. Guarda invece la quercia, alta, possente, non sboccia in un sol giorno ma non appassisce neanche al termine della stagione. Resta ferma e sicura di fronte alle intemperie e al più freddo degli inverni; le foglie cambiano colore, diventano di un rosso scarlatto, ma cadono solo in prossimità del germogliare delle nuove. Ogni Amore è fatto così: se ha radici profonde può cresce e resistere a qualunque tipo di gelata e durare negli anni, se, invece, è solo un desiderio o una passione, non potrà che persistere il tempo di un’estate per poi appassire al primo freddo».

Distolsi lo sguardo, mentre una lacrima solcava questa volta il mio viso. Ripresi dicendo: «Ho sognato Amore, un Amore che sapesse esser come un fuoco che divampa e che, nel bruciare, trovi la forza per rinnovare se stesso. Perché solo se si è disposti a donare con convinzione il proprio cuore, ad intrecciare in modo indissolubile la propria vita con quella dell’altro, perdendosi nello sguardo dell’altro, si può amare in profondità e senza finzione. Un Amore che nel momento più buio sappia aprirsi con maggiore forza e coraggio all'altro per lasciarsi scaldare, per chiedere aiuto, per spazzare via quanto possa impedire alla fiamma di spegnersi. Amore è vedersi bambini nello sguardo consumato di due persone adulte. Amore è tenersi per mano percorrendo una strada isolata nel cuore della notte. Amore è saper crescere e cambiare per poi voltarsi indietro ed aspettare l’altro che ci raggiunga. Perché cambiare senza amare è solo una fuga da se stessi, perché cambiare senza amare è mentire a se stessi e agli altri. Amore è perdersi avendo la certezza che l’altro verrà a cercarci. Amore è…».

Amore per la seconda volta mi interruppe dicendo: «Fai attenzione che la forza dell’Amore non si esaurisca. Non rinnegarlo mai, altrimenti con la stessa energia che hai amato, in egual modo verrà da te a reclamare il dovuto, anche a distanza di tempo». Mi sono svegliato di soprassalto, senza poter finire di ascoltare la risposta, ma forse è stato meglio così, forse sarebbero state solo parole inutili... In fondo ero solo io a sognare…

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