lunedì 15 aprile 2013

MOLTI PENSANO CHE...

Un post sul senso dell’amare…

Molti pensano che l’amore sia un "sentimento assoluto", un sentimento che non può mutare nel corso del tempo, al massimo può accrescersi traendo linfa da se stesso: nasce all'improvviso, quasi per gioco e come un fiume in piena travolge la tua vita. Trascinato dalla corrente, non puoi fare altro che lasciarti trasportare. Non c’è modo per sottrarsi ad esso, almeno così molti pensano. Ho sempre avuto una visione meno "romantica" per certi versi e diversa da questa, più vicina a quella proposta da alcune filosofie orientali. Anzi sarebbe più corretto ammettere che la mia visione sull'amore è cambiata nel corso degli anni, maturata anche con l’esperienza personale ed il confronto.

Se si parla di amore come un assoluto mi viene subito in mente che questo può sussistere solo se prodotto da un "essere assoluto", come il Dio dei cristiani e di qualunque altra religione che voglia innalzare l’uomo oltre la miseria di questo mondo. L’amore che proviamo, proprio perché è umano, soffre e si confronta col quotidiano, con i piccoli e grandi problemi della vita. Sono gli eventi e le azioni che compiamo a farci migliorare o a peggiorare su questo percorso. Pensava Agostino, filosofo cristiano del IV-V secolo, che il bene, e di conseguenza l’amore che ad esso appartiene, è la sola strada per la felicità; se non la percorriamo, la nostra vita non potrà arricchirsi, anzi tenderà ad immiserirsi e a diventare sempre più triste e vuota.

L’amore è vita vissuta, ma è anche vita da vivere! Dal giorno in cui nasciamo la nostra esistenza si orienta su questa strada: ci avete mai fatto caso che la sofferenza d’amore è considerata da molti peggiore di quella fisica? Quando si chiude una storia d'amore è come se si perdesse il mondo intero, sembra che la vita sia finita con esso. Cade ogni scopo, si smarrisce la mèta ultima. Qualche giorno fa mi hanno fatto questa domanda: «Per te cos'è l’amore?», e come un bambino che vede per la prima volta cadere dal cielo un fiocco di neve, sono rimasto in silenzio.


È stato difficile trovare una risposta e credo che non ne esista una soltanto, ma tante così come sono i periodi della vita di ognuno. Potrebbe sembrare sciocco e scontato, ma immagino l’amore come un giardino, il giardino della nostra interiorità. Lo semini, lo coltivi, lo abbellisci grazie solo alla presenza di un altro essere umano, perché in fondo l’amore è un sentimento che ha bisogno di due persone per considerarsi tale. È forse l'unico sentimento che, basato su una libera scelta iniziale, permette di avvicinare per sempre, o quasi, le anime di due individui estremamente differenti, senza interessi di natura egoistica. Di conseguenza, non puoi abbellire il tuo giardino da solo, hai bisogno che l’altro si prenda cura della tua anima e la coltivi in uno scambio reciproco, come in uno specchio. Allora pianti in un angolo dei garofani rossi o delle viole del pensiero, poco dopo vedrai l’altra persona venire a innaffiare quei semi.

Il primo germogliare è il momento più bello perché da un piccolo seme vedrai nascere una pianta. Successivamente semini altri fiori, un prato verde, decori le aiuole. Il lavoro, però, è solo all'inizio. I primi tempi sono anche il periodo più gratificante, il giardino si rinvigorisce e si colora di migliaia di tinte. Tuttavia, per vedere i primi alberi crescere ci vorranno degli anni. Ma la soddisfazione di potersi sedere in compagnia della persona amata sotto un tronco di faggio dalla folta chioma, nella calura estiva, al riparo dal sole, e di godere di questo stupendo paesaggio credo che sia una delle sensazioni più belle alle quali il cuore umano possa aspirare.

Attenzione, però, a non distrarsi. Basta una disattenzione ed ecco spuntare un'erbaccia; un’altra piccola disattenzione ed ecco che un fiore perde un petalo… Qualche foglia inizia ad ingiallire solo perché abbiamo girato la testa dall'altra parte. Ecco, allora, che una piccola insoddisfazione personale si trasforma in un prato secco, senz'acqua. Stranamente un grande giardino è più vulnerabile di un piccolo vivaio, perché ha bisogno di molta più pazienza e di molte più cure. Ecco, allora, che le erbacce si trasformano in grossi arbusti, i fiori appassiscono e gli alberi perdono le foglie, che ingialliscono il terreno dove si vanno a posare. Il fallimento peggiore credo che sia quello di vedere non solo il proprio giardino sfiorire e morire, ma soprattutto l'interiorità dell’altra persona, che consideravamo nostra compagna di vita, invasa e consumata dall'ansia, dalla tristezza e dalla rassegnazione.

Sembrerà assurdo, ma per strappare un’erbaccia ci vuole una grande forza interiore perché a volte le novità affascinano, altre volte non siamo capaci di comunicare i propri pensieri, anche i più semplici, all'altro, chiudendoci in noi stessi e nel nostro egoismo. È la fine dell'amore. Così come abbiamo imparato ad amara, ecco allora che impariamo a disamare. È una nostra libera scelta, fa parte della libertà umana ma, attenzione, non dell’amore, è un non voler credere più nel giardino che abbiamo costruito, che aveva reso così bella la nostra anima. Ci voltiamo e vediamo un paesaggio che non riconosciamo più, che non vogliamo riconoscere, anzi che non vorremmo mai aver visto.

Ecco, allora, che si profila un’idea, la più semplice forse, che consideriamo la soluzione al nostro problema: concentrarci unicamente su noi stessi, in modo da recuperare tutto quello che credevamo di aver perso. Se già una volta hai incominciato da zero, perché non puoi rifarlo? Purtroppo non è così semplice. Il nostro giardino non è più quel terreno fertile e privo di piante che era in principio; adesso è una terra arida e secca, piena di erbacce e alberi appassiti. Il paesaggio è desolante ed è inutile dare la colpa all'altro. Se c’era amore l’abbiamo estirpato con le nostre mani! Una volta bruciato tra le foglie ingiallite, come puoi credere che possa ripresentarsi? Se l’hai già distrutto una volta, come puoi credere di non ripetere gli stessi errori?

C’è un bellissimo racconto che si legge su internet, ma purtroppo non ho trovato il nome dell’autore. Lo riporto di seguito.

C'era una volta, un'isola sulla quale vivevano tutti i sentimenti e i valori degli uomini: c'era il Buon Umore, la Tristezza, il Sapere e c'era anche l'Amore. Un giorno venne annunciato che l'isola stava per sprofondare, allora ognuno preparò la sua barca per partire. Solo l'Amore volle aspettare fino all'ultimo, sapendo che da solo non avrebbe potuto affrontare il viaggio. Quando l'isola fu sul punto di sprofondare, l'Amore decise di chiedere aiuto. La Ricchezza gli passò vicino su una barca lussuosissima e l'Amore le chiese: «Ricchezza mi puoi portare con te?», ella rispose: «Non posso, c'è troppo oro e argento sulla mia barca e non ho posto». L'Amore allora decise di chiedere all'Orgoglio, che stava passando su un magnifico vascello: «Orgoglio, ti prego, mi puoi portare con te?», e l'Orgoglio rispose: «Non ti posso aiutare Amore, qui è tutto perfetto potresti rovinare la mia barca». Allora, l'Amore chiese alla Tristezza: «Tristezza, ti prego, lasciami venire con te!». «Oh! Amore», rispose la Tristezza, «sono così triste che ho bisogno di stare da sola». Anche il Buon Umore passò di fianco all'Amore ma era così contento che non sentì che lo stava chiamando. All'improvviso una voce disse: «Vieni Amore, ti prendo con me!», era un vecchio che aveva parlato. L'Amore si sentì così riconoscente e pieno di gioia che dimenticò di chiedere il nome al vecchio. Quando arrivarono sulla terra ferma, il vecchio se ne andò; l'Amore si rese conto di quanto gli dovesse e chiese al Sapere: «Sapere puoi dirmi chi mi ha aiutato?». «È stato il Tempo», rispose il sapere. «Il Tempo?», si interrogò l'Amore: «Perché mai il Tempo mi ha aiutato?». Il Sapere, pieno di saggezza, rispose: «Perché solo il Tempo è capace di comprendere quanto l'Amore sia importante nella vita».

Il racconto finisce con questa aggiunta: "Perciò continuate a credere e sognare nell'Amore, e se trovate la persona giusta, tenetevela stretta, non fatela scappare via perché a volte il vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato!”.

Per chi vuole vedere il video tratto da youtube, eccolo:


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