Molti
pensano che l’amore sia un "sentimento assoluto", un sentimento che non può
mutare nel corso del tempo, al massimo può accrescersi traendo linfa da se
stesso: nasce all'improvviso, quasi per gioco e come un fiume in piena travolge
la tua vita. Trascinato dalla corrente, non puoi fare altro che lasciarti trasportare. Non c’è modo per sottrarsi ad esso, almeno così molti pensano. Ho
sempre avuto una visione meno "romantica" per certi versi e diversa da questa, più
vicina a quella proposta da alcune filosofie orientali. Anzi sarebbe più
corretto ammettere che la mia visione sull'amore è cambiata nel corso degli
anni, maturata anche con l’esperienza personale ed il confronto.
Se si parla
di amore come un assoluto mi viene subito in mente che questo può sussistere
solo se prodotto da un "essere assoluto", come il Dio dei cristiani e di qualunque
altra religione che voglia innalzare l’uomo oltre la miseria di questo mondo. L’amore
che proviamo, proprio perché è umano, soffre e si confronta col quotidiano, con
i piccoli e grandi problemi della vita. Sono gli eventi e le azioni che compiamo
a farci migliorare o a peggiorare su questo percorso. Pensava Agostino, filosofo cristiano del
IV-V secolo, che il bene, e di conseguenza l’amore che ad esso appartiene, è la sola strada per la felicità;
se non la percorriamo, la nostra vita non potrà arricchirsi, anzi tenderà ad immiserirsi e a diventare sempre più triste e
vuota.
L’amore è
vita vissuta, ma è anche vita da vivere! Dal giorno in cui nasciamo la nostra esistenza
si orienta su questa strada: ci avete mai fatto caso che la sofferenza d’amore è
considerata da molti peggiore di quella fisica? Quando si chiude una storia d'amore è come
se si perdesse il mondo intero, sembra che la vita sia finita con esso. Cade ogni
scopo, si smarrisce la mèta ultima. Qualche giorno fa mi hanno fatto questa
domanda: «Per te cos'è l’amore?», e come un bambino che vede per la prima volta
cadere dal cielo un fiocco di neve, sono rimasto in silenzio.
È stato
difficile trovare una risposta e credo che non ne esista una soltanto, ma
tante così come sono i periodi della vita di ognuno. Potrebbe sembrare
sciocco e scontato, ma immagino l’amore come un giardino, il giardino della
nostra interiorità. Lo semini, lo coltivi, lo abbellisci grazie solo alla
presenza di un altro essere umano, perché in fondo l’amore è un sentimento che
ha bisogno di due persone per considerarsi tale. È forse l'unico sentimento che, basato su una libera scelta iniziale, permette di avvicinare per sempre, o quasi, le anime di due individui estremamente differenti, senza interessi di natura egoistica. Di
conseguenza, non puoi abbellire il tuo giardino da solo, hai bisogno che l’altro
si prenda cura della tua anima e la coltivi in uno scambio reciproco, come in uno specchio. Allora pianti in un angolo dei garofani rossi o delle viole del pensiero, poco
dopo vedrai l’altra persona venire a innaffiare quei semi.
Il primo germogliare
è il momento più bello perché da un piccolo seme vedrai nascere una pianta.
Successivamente semini altri fiori, un prato verde, decori le aiuole. Il
lavoro, però, è solo all'inizio. I primi tempi sono anche il periodo più
gratificante, il giardino si rinvigorisce e si colora di migliaia di
tinte. Tuttavia, per vedere i primi alberi crescere ci vorranno degli anni. Ma
la soddisfazione di potersi sedere in compagnia della persona amata sotto
un tronco di faggio dalla folta chioma, nella calura estiva, al riparo dal sole, e di godere di questo
stupendo paesaggio credo che sia una delle sensazioni più belle alle quali il cuore umano possa aspirare.
Attenzione,
però, a non distrarsi. Basta una disattenzione ed ecco spuntare un'erbaccia; un’altra piccola disattenzione ed ecco che un fiore perde un petalo…
Qualche foglia inizia ad ingiallire solo perché abbiamo girato la testa dall'altra parte. Ecco,
allora, che una piccola insoddisfazione personale si trasforma in un prato secco, senz'acqua. Stranamente un grande giardino è più vulnerabile di un
piccolo vivaio, perché ha bisogno di molta più pazienza e di molte più cure. Ecco,
allora, che le erbacce si trasformano in grossi arbusti, i fiori appassiscono e
gli alberi perdono le foglie, che ingialliscono il terreno dove si vanno a posare. Il fallimento peggiore
credo che sia quello di vedere non solo il proprio giardino sfiorire e morire, ma
soprattutto l'interiorità dell’altra persona, che consideravamo nostra compagna di vita, invasa e consumata dall'ansia, dalla tristezza e dalla rassegnazione.
Sembrerà
assurdo, ma per strappare un’erbaccia ci vuole una grande forza interiore perché
a volte le novità affascinano, altre volte non siamo capaci di comunicare i propri
pensieri, anche i più semplici, all'altro, chiudendoci in noi stessi e nel
nostro egoismo. È la fine dell'amore. Così come abbiamo imparato ad amara, ecco allora che impariamo a
disamare. È una nostra libera scelta, fa parte della libertà umana ma, attenzione, non dell’amore,
è un non voler credere più nel giardino che abbiamo costruito, che aveva reso così bella la nostra anima. Ci voltiamo e
vediamo un paesaggio che non riconosciamo più, che non vogliamo riconoscere,
anzi che non vorremmo mai aver visto.
Ecco, allora,
che si profila un’idea, la più semplice forse, che consideriamo la soluzione al
nostro problema: concentrarci unicamente su noi stessi, in modo da recuperare
tutto quello che credevamo di aver perso. Se già una volta hai incominciato da
zero, perché non puoi rifarlo? Purtroppo non è così semplice. Il nostro
giardino non è più quel terreno fertile e privo di piante che era in principio;
adesso è una terra arida e secca, piena di erbacce e alberi appassiti. Il
paesaggio è desolante ed è inutile dare la colpa all'altro. Se c’era amore l’abbiamo estirpato con le nostre mani! Una volta bruciato tra le foglie ingiallite, come puoi credere che
possa ripresentarsi? Se l’hai già distrutto una volta, come puoi
credere di non ripetere gli stessi errori?
C’è un bellissimo racconto che si legge su internet, ma purtroppo non ho trovato il nome dell’autore. Lo riporto di
seguito.
C'era una volta, un'isola sulla quale vivevano tutti i sentimenti e i valori degli uomini: c'era il Buon Umore, la Tristezza, il Sapere e c'era anche l'Amore. Un giorno venne annunciato che l'isola stava per sprofondare, allora
ognuno preparò la sua barca per partire. Solo l'Amore volle
aspettare fino all'ultimo, sapendo che da solo non avrebbe potuto affrontare il
viaggio. Quando l'isola fu sul punto di sprofondare, l'Amore decise di
chiedere aiuto. La Ricchezza gli passò vicino su una barca
lussuosissima e l'Amore le chiese: «Ricchezza mi puoi portare con
te?», ella rispose: «Non posso, c'è troppo oro e argento sulla mia barca
e non ho posto». L'Amore allora decise di chiedere all'Orgoglio, che stava
passando su un magnifico vascello: «Orgoglio, ti prego, mi puoi portare
con te?», e l'Orgoglio rispose: «Non ti posso aiutare Amore, qui è tutto
perfetto potresti rovinare la mia barca». Allora, l'Amore chiese alla Tristezza:
«Tristezza, ti prego, lasciami venire con te!». «Oh! Amore», rispose la Tristezza,
«sono così triste che ho bisogno di stare da sola». Anche il Buon
Umore passò di fianco all'Amore ma era così contento che non sentì che
lo stava chiamando. All'improvviso una voce disse: «Vieni Amore, ti
prendo con me!», era un vecchio che aveva parlato. L'Amore si sentì
così riconoscente e pieno di gioia che dimenticò di chiedere il nome al vecchio. Quando arrivarono sulla terra ferma, il vecchio se ne andò; l'Amore si rese
conto di quanto gli dovesse e chiese al Sapere: «Sapere puoi dirmi chi mi ha
aiutato?». «È stato il Tempo», rispose il sapere. «Il Tempo?», si interrogò l'Amore:
«Perché mai il Tempo mi ha aiutato?». Il Sapere, pieno di
saggezza, rispose: «Perché solo il Tempo è capace di comprendere quanto
l'Amore sia importante nella vita».
Il racconto finisce con questa
aggiunta: "Perciò continuate a credere e sognare nell'Amore, e se trovate la persona giusta, tenetevela stretta, non fatela scappare via perché a
volte il vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato!”.
Per chi vuole vedere il video tratto da youtube, eccolo:
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