Dicono che
siamo come stelle comete, stelle vaganti che nell'etere disegnano il loro
tragitto, lungo o breve che sia. Dicono che siamo come stelle comete, stelle che non
ricordano dove hanno avuto origine e non possono ancora sapere dove si andranno
a spegnere, ma continuano senza sosta la loro corsa. Dicono che siamo come stelle
comete, stelle che brillano incuranti della propria esistenza: si consumano lente
ma non smettono di emettere luce. Dicono che siamo come stelle comete, fasci di
luce nel cielo che viaggiano verso luoghi lontani e remoti; almeno così crede chi le osserva dalla Terra e sogna. Dicono che siamo come stelle
comete, che non abbiamo la percezione del nostro essere ma siamo soltanto piccoli frammenti che percorrono la galassia lasciandosi alle spalle una scia di polvere splendente.
Le stelle comete
sono principalmente composte da ghiaccio, lo sanno anche i bambini; sono
della palle di neve sporca che una mano invisibile le ha lanciate a caso nell'universo. E quando passano vicino ad un’altra stella, una fissa però, come il Sole, iniziano
a risplendere con più intensità, forse perché rosse d'invidia; si rivestono, allora, di una folta chioma e di una lunga coda lucente. Non di
rado le stelle comete vengono confuse con le stelle cadenti, che sono ben altra
cosa: mentre le stelle comete viaggiano solitarie nell'universo, le stelle
cadenti sono frammenti di rocce che vengono a scontrarsi con l'orbita della Terra così che, nell'attrito con l’atmosfera, danno vita ad effimere quanto incredibili tracce di luce.
Racconta una
leggenda che più di duemila anni fa, un re di nome Hormizd, sovrano della
Persia, una notte d'autunno vide splendere nel cielo una stella più luminosa di tutte le
altre. Lasciava una lunga scia ed era talmente bella che il re non riusciva a distogliere lo sguardo da essa. La fisso
con maggiore attenzione e vide disegnato nella sua luce il volto di una
bellissima e giovanissima donna sulla quale era poggiata, ad altezza della spalla, la
testa di un bambino cinta da una corona regale. Il sovrano, allora, convocò tutti
saggi del suo regno per consultarli: qualcuno disse che si trattava di una
visione, quella era la donna che avrebbe preso in moglie e il bambino che poi sarebbe
nato dalla loro unione; altri, invece, dissero che si trattava di un’antica profezia, la stella
indicava la nascita di un bambino che sarebbe diventato un re potente, tanto da conquistare tutti i territori
allora conosciuti, compresi quelli persiani, ed il re avrebbe dovuto cedergli il trono.
Il viaggio
si concluse in una fredda notte d’inverno, dove le stelle brillavano nel cielo
e la luna non era ancora sorta. La stella cometa si andò a posare su una stalla, non molto lontana da un piccolo villaggio di pastori. Vi erano pochi animale, un
uomo e una donna e un bambino appena nato deposto in una mangiatoia. Non c’era
sfarzo né ricchezza, non c’erano servi né padroni, non c’era invidia né superbia,
non c’era alcun dolore o sofferenza… C’era solo un amore grande che si rifletteva
nello sguardo di quelle persone. Hormizd si rese conto di quanto fosse stata
vana la sua vita, di quanto si fosse affanno a ricercare inutilmente il significato della felicità. Adesso, però, ogni sua ipotesi, ogni sua certezza veniva portata
via come la sabbia che si alza sotto la spinta del vento di scirocco.
Dicono che
siamo come stelle comete ma, a differenza di queste, possiamo decidere se
seguire la nostra rotta naturale,
quella intrapresa dalla nascita, oppure deviare lungo il tragitto. Dicono anche
che la nostra rotta naturale ci rende
veri, autentici, unici e la felicità è sintomo di questa condizione. In altre parole, le tracce della felicità ci permettono di comprendere a ritroso se percorrevamo davvero la nostra rotta naturale. Nel momento di
sconforto e di debolezza, nel momento in cui ti senti dentro un grande vuoto e
credi di aver smarrito la direzione, quando tutto ti appare buio e sfocato,
abbi il coraggio di voltati indietro e di guardare gli attimi in cui sei stato
felice. Individua quelle tracce, quei piccoli momenti in cui ti sei sentito contento
e grato per quello che avevi. Allora stavi unendo i punti della tua vita.
Non ti resta che scoprire l'istante in cui hai deviato;
analizzalo con serenità e coglierne lo spessore e le conseguenze. Spera solo che
ci sia ancora una possibilità per rimediare, per ritornare sulla tua rotta naturale. Ormai si sta
facendo notte e l’universo è immenso. Ci sono tante faville in cielo, ma chi è esperto di astronomia sa che alcune congiunture astrali difficilmente si possono ripresentare nel corso di una vita: il miracolo più sorprendente è quello di essere una stelle cometa che percorre un tragitto unico e personalissimo e che ha avuto la fortuna di poter intrecciare la sua rotta naturale con quella di un'altra stella cometa: in modo da essere tanto vicino da potersi abbracciare, in modo da essere tanto vicino da formare una scia soltanto.
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